mercoledì 13 febbraio 2008

Il Fiore della Terra

Portiamoci avanti, a un terzo del cammino.
Ecco allora l'undicesimo capitolo!
Buona lettura e...diffondetemi!
Cirno
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Sasso Marconi, stesso giorno, ore 12,00.


Gaspare abitava in una casa colonica con annessi stalla e bel porticato in mattoni rossi, a vista. Aveva più o meno la stessa età di Petronio, trentacinque anni, ma una complessione meno robusta.
Salutò da lontano, quando vide l’autocarro giallo guidato da Lazzaro apparire dalla curva sulla strada bianca che costeggiava il pioppeto.
Ciao Petronio, Ciao Lazzaro!
I due fratelli parcheggiarono il veicolo e scesero.
Ciao Gaspare! Quanti siamo?
Pochi ma buoni. Lucio è arrivato ieri, ha dormito qui da noi. Un ragazzo in gamba, con le palle.
Abbiamo novità, disse Petronio.
Dopo, rispose Gaspare. La riunione è per dopo pranzo, ora si va a tavola e non si parla d’affari. Ci sono alcuni nuovi amici che devo presentarvi.

La tavola grande era apparecchiata per dodici persone. Oltre a Gaspare e sua moglie Fatma, Lucio e sette altri commensali. Con Petronio e Lazzaro faceva appunto dodici.
Presentazioni e convenevoli presero circa venti minuti. Quattro dei sette commensali erano sconosciuti ai due fratelli di Roncobilaccio. Tre uomini e una donna, distinti, cittadini per parlata e modi.
Il menu era rustico e adatto alla circostanza, dal punto di vista della sicurezza, s’intende.
Ravioli al prosciutto, crescentine fritte nello strutto, lardo e carré di maiale al forno con le patate. Il tutto annaffiato da abbondante sangiovese.
Musulmani non ce ne potevano essere di certo, a quella tavola!
Saziato il primo, robusto appetito, iniziò la conversazione.
C’è casino in giro! Esordì Gaspare. Poi inghiottì un boccone di crescentina e lardo e proseguì.
Ci sono posti di blocco e le Guardie della Fede fanno un sacco di domande. Pare che un pezzo grosso sia crepato in un incidente sul tratto appenninico.
Abbiamo visto il posto di blocco ma non ci hanno fermati, interloquì Lazzaro. Stavano controllando un autobus, e poi siamo conosciuti.
Questo renderà le cose difficili, disse Lucio, pensoso.
A proposito, interruppe Lazzaro incurante dell’occhiataccia del fratello, abbiamo un documento importante da mostrarti!
Così dicendo tese a Lucio, che gli sedeva di fronte, la fatwa.
Lucio conosceva bene l’arabo. Cominciò a leggere e tradurre, con voce sempre più concitata. Dopo le prime parole, il silenzio fu generale quanto improvviso.

Lode sia ad Allah, il Rivelatore del Sublime Libro, Colui che controlla le tempeste, sconfigge le fazioni e ordina ai Fedeli di combattere e sgozzare gli empi quando i mesi proibiti sono trascorsi.
Lucio si fermò per tirare fiato e sangiovese assieme.
Pace sia con il suo Profeta, Muhammad Ben Abdallah che disse: con la spada in pugno sono stato inviato ad assicurare che nulla e nessuno sia adorato tranne Allah, Gloria a Lui l’Altissimo.
Altra pausa. Lucio aveva la fronte imperlata di sudore. Lasciamo stare le premesse, disse. Vi leggerò la parte dispositiva. Questa è una Fatwa, non c’è dubbio.
L’attenzione era spasmodica. Lucio riprese a leggere, seguendo le righe col dito, da destra a sinistra.

Questo Sublime Consiglio degli Ulema e dei Maulana riferisce tre fatti incontrovertibili e noti a tutti:
Primo, da oltre quarant’anni i fuoriusciti cristiani occupano le feraci terre d’Africa abusivamente denominate Giovane Italia, traendone ricchezze e denaro infiniti, senza mostrare alcuna riconoscenza verso coloro che con eccessiva generosità tali terre hanno loro concesso;
Secondo, tali indegni fuoriusciti hanno fraudolentemente portato con sé il fiore della terra italica, con il risultato che essa è inaridita e altro ormai non offre se non fame e miseria;
Terzo, gli infedeli cristiani, ai quali lo Stato Islamico ha assegnato e riservato piena competenza su agricoltura e industria, mentre i Fedeli Musulmani s’impegnano duramente nelle meno lucrative attività del commercio, della finanza e dell’amministrazione, si rifiutano di operare con la necessaria diligenza, di talché aziende, fabbriche e poderi stanno andando in completa rovina.

E’ una menzogna, è un’infamia! gridarono quasi all’unisono i commensali. E’ una presa in giro! Danno e beffe!
Da un fiasco, rovesciato da un’involontaria manata, sgorgava sulla tovaglia bianchissima il vino, rosso come una macchia di sangue.
Silenzio! Ordinò Lucio, e riprese a leggere.

Tutti tali crimini e peccati commessi dai cristiani sono un’evidente dichiarazione di guerra ad Allah, al suo Profeta e ai Musulmani.
Questo Consiglio degli Ulema e Maulana concorda all’unanimità sul fatto che la Jihad, la Guerra Santa, è un sacro dovere individuale d’ogni Credente, se il nemico attacca e distrugge uno Stato Musulmano. Nulla è più sacro della Fede se non lo sconfiggere un nemico che proditoriamente attacca la religione e la vita.
Lucio fece una pausa, emozionato e atterrito al tempo stesso. Poi riprese.
Sulla base di quanto sopra esposto e in ottemperanza al volere di Allah, noi, Ulema e Maulana assisi in questo Sublime Consiglio, emaniamo la seguente Fatwa valida per tutti i Musulmani d’Africa e d’Italia:
Siano obbligati i cristiani fuoriusciti a rendere ai legittimi proprietari Musulmani le feraci terre giacenti tra Tinduf e Tarfaya, in uno con tutte le pertinenze, messi, bestiame e macchine ivi esistenti;
Siano obbligati tali fuoriusciti cristiani a tornare immediatamente in Italia, restituendo alla terra il fiore da loro fraudolentemente carpito, in modo che essa abbia nuovamente a prosperare;
Siano parimenti obbligati i cristiani residenti in Italia a lavorare con rinnovato e centuplicato ardore, per la Gloria d’Allah, il Signore dei Mondi, al fine di restituire alle imprese, alle industrie e ai poderi prosperità e ricchezza;
Sia fatto obbligo ai Fedeli Musulmani di uccidere i predetti infedeli cristiani che si rifiutassero di ottemperare ai suesposti doveri, in ogni luogo e con ogni mezzo fosse possibile farlo, dando la preferenza allo sgozzamento secondo le regole della macellazione coranica.
Quanto sopra è in accordo con le parole di Allah Onnipotente: perché mai non dovreste combattere per la causa di Dio e dei Fratelli?
Combattete dunque gli infedeli fino a che non vi sia più ribellione, frode e oppressione, e prevalgano la giustizia e la fede in Allah, Gloria a lui il Misericordioso.

Lucio si schiarì la voce. Seguono le firme del Gran Muftì e degli Ulema che siedono nel Gran Consiglio, concluse.
Vi fu un lungo silenzio. Con il capo chino, tutti guardavano il proprio bicchiere, come se dovessero scorgervi il senso stesso della loro vita.
E’ un’infamia! Esclamò infine Fatma. Ma quale fiore! Era il sudore della nostra fronte, era il dolore della nostra schiena spezzata che fecondava i solchi dell’italica terra!
Fatma esitò, parendogli di aver peccato d’eccessivo lirismo. D’altronde, era una poetessa dilettante.
Ma che vadano ben a farsi rompere il culo sulla Montagnola, ‘sti Ulema del pistolino! concluse per rimediare.
Silenzio! Intimò ancora una volta Lucio, terreo in volto. Questa è una dichiarazione di guerra! Devo partire subito per Roma, devo informare il Coordinamento Nazionale e il Governo di Giovane Italia. Per intanto, la riunione è aggiornata. Sarete nuovamente convocati.
Ma tu, Lazzaro, proseguì, come sei venuto in possesso di questo importantissimo documento?
Rispose Petronio. E’ stato trovato da…ehm, vicino all’incidente!
Che Dio ci assista, disse Lucio.
Non ne fate parola ad anima viva, e attenti alle Guardie e alla Polizia! Iniziano tempi duri.

Se ne andarono tutti, alla spicciolata, senza una parola ma consci che, da quel momento, nulla sarebbe stato come prima.



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