sabato 26 aprile 2008

Il Fiore della Terra

Amici miei, ecco l'ultimo capitolo, il 34°
La storia è finita e spero che vi sia piaciuta.
Spero anche che darà origine a un ampio scambio di discussioni e osservazioni.
Cirno
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Sasso Marconi, giovedì 2 ottobre 2098, ore 12.35.

Proprio una bella festa.
A casa di Gaspare, la tavola era imbandita per dodici persone, giusto come un anno prima.
Fatma aveva addobbato il locale con cura. Fiori di stagione, tralci di vite, candele colorate e, di sottofondo, i classici del Maestro Casadei.
Proprio una bella festa.
L’aveva voluta Lucio, il Commissario, ora Ministro degli Interni di fresca nomina nel Governo Provvisorio di Coalizione. O di “Transizione”, come lui preferiva chiamarlo.
Aveva telefonato una settimana prima, Lucio. Aveva detto che per lui era una ricorrenza importante, l’anniversario della fatwa di Roncobilaccio, la chiusura di un ciclo storico, l’apertura di un altro.
Aveva sollecitato la presenza degli stessi commensali. Una cerimonia rievocativa, insomma, più che un incontro.

Erano in dieci ad attendere sotto il portico in mattoni rossi. Mancava Fatma, attardatasi in cucina per seguire la cottura dei cibi. Aveva fatto il possibile per preparare un buon pranzo, pur nelle ristrettezze del momento. Antipasto di salumi e sottaceti, cappelletti in brodo di pollo, spiedini di carne di maiale con purea di patate, gallina lessa con contorno d’erbe di campo, torta margherita.
Il tutto annaffiato con abbondante sangiovese, e grappa di casa alla ruta per finire.
Per i brindisi, lambrusco amabile frizzante invece dello spumante, troppo caro e quasi introvabile.

Tre idromobili blu apparvero dalla curva, sulla strada bianca che costeggiava il pioppeto.
Eccolo!
Era infatti il ministro, preceduto e seguito dalla scorta.
Viva il Ministro, Viva il Commissario!
Lucio appariva affaticato ma felice.
Giorgio, il fido autista, scaricò dal bagagliaio della macchina un cartone d’autentico champagne francese. Un piccolo tesoro. Da mettere in fresco, disse. E’ per i brindisi.

Lucio riconobbe subito Petronio e Lazzaro, e li salutò con effusione.
La festa è quasi solo per voi. E’ la festa della fatwa! Vi ricordate?
Certo, certo…esordì Lazzaro. Grazie, signor Ministro! Concluse Petronio.
Lucio si guardò attorno, con sguardo ispirato. Poi parlò, tutto d’un fiato.

Oggi è un gran giorno. Il giorno in cui il destino idealmente si compie. Un giorno che a noi, ora, può sembrare simile ad altri. Ma oggi la porta della storia si chiude sul passato. E se ne apre un’altra, la porta del futuro. E’ ormai iniziato un processo rapido ed inarrestabile, quello del nostro riscatto, quello della rinascita del nostro amato Paese. E come accade per gli avvenimenti ineluttabili, nulla sembra più opporsi alla realizzazione del nostro sogno. Coloro che potevano essere, ed erano, i nostri avversari collaborano di fatto con noi per il perfezionamento della loro sconfitta, incruenta ma definitiva. Se ne vanno desiderosi di andarsene. I nostri fratelli esuli ritornano. Il nuovo secolo sarà il secolo del nuovo rinascimento. Noi, l’Italia, risorgiamo più forti di prima, mondati dei nostri errori, dei nostri tradimenti, liberati dei falsi profeti, delle false illusioni. Ci sarà da lavorare duramente e da vivere di poco almeno all’inizio. Ma ce la faremo. L’Italia tornerà a contare in Europa e nel mondo. Col favore di Cristo e, per una volta, di quello di Allah!


Lucio si fermò, per riprendere fiato. L’eloquente, appassionato pistolotto aveva fatto effetto. Lazzaro si mise a piangere, di consolazione.
Lo perdoni, Commissario…mio fratello è un po’ semplice! lo scusò Petronio.
A tavola, a tavola! gridò Gaspare anche per sdrammatizzare la situazione. Parleremo e piangeremo a tavola, ma prima bisogna riempire la pancia!
Hai ragione Gaspare, convenne Lucio. Mangiamo, beviamo, stiamo allegri. Dopo, potrete farmi tutte le domande che vorrete.

Mangiarono voraci, senza parlare ma rumorosamente, come se il risuonare delle posate sui piatti, il tintinnio dei bicchieri, il gorgoglio del vino abbondantemente versato e il fragore delle mandibole potessero surrogare parole non dette, domande non poste, inquietudini non espresse…
E finalmente fu la volta del dolce, dei brindisi con champagne.
Fu la volta delle domande.

Iniziò Doralice, una graziosa brunetta bolognese, studentessa di medicina.
Signor Ministro, molti musulmani se ne sono andati o stanno per andarsene, ma ve ne sono altri, anche conoscenti miei, che vogliono restare. Cosa ne sarà di loro?
Grazie per la bella domanda, rispose sorridendo Lucio. E’ vero, alcuni cittadini d’etnia e religione islamica hanno dichiarato di voler rimanere in Italia. Sono bene integrati, lontani da qualunque forma di fondamentalismo. Sono disposti ad accettare formalmente di adeguarsi alle leggi ed ai costumi del nuovo Stato che va a nascere. Perché l’Italia sarà uno Stato nuovo, amici miei! A queste condizioni siamo lieti che restino. Anche alcuni italiani hanno espresso l’intenzione di rimanere in nordafrica, nei territori dell’ex Giovane Italia.
Cazzi loro! sbottò uno dei convitati più giovani, subito zittito.

Fu la volta di Gaspare.
Andremo sicuramente incontro a tempi difficili per l’economia. Dobbiamo ricostruire, anzi costruire uno Stato, assicurare buone condizioni di partenza ai fratelli immigrati, rilanciare industria, commercio, agricoltura che sono a pezzi. L’Europa e l’America sono veramente pronte ad aiutarci?
Si, certo, rispose Lucio con voce suadente. L’Occidente considera importante che la penetrazione della Confederazione Islamica in Europa venga finalmente…corretta. Il nostro Paese per posizione geografica, storia, tradizione è componente cruciale, insostituibile della civiltà occidentale. L’Unione Europea ha sempre considerato la secessione dell’Italia quale vulnus insopportabile. E’ stato per evitare un conflitto devastante che ciò fu tollerato, ma ora le cose devono tornare al loro posto! E con l’avvento del nuovo secolo tutto tornerà effettivamente e definitivamente al suo posto.

Lazzaro alzò il braccio, per chiedere la parola. Sapeva d’essere, e di essere considerato, un sempliciotto. Era abituato a venire zittito. “Lazzaro, non dire cazzate!” Consueta, quasi automatica risposta a qualsiasi sua osservazione o sortita.
Ma questa volta voleva dire qualcosa d’importante, fare una domanda intelligente. Era tutta la sera che ci pensava. Almeno una volta…in un’occasione come questa!
Si fece coraggio.
Signor Lucio, esordì fingendo di non udire i ridacchiamenti e di non vedere le strizzatine d’occhio dei commensali, il petrolio si vende sempre di meno e i paesi islamici stanno andando in malora. Lavorare non sanno, fabbriche grosse non ne hanno. Torneranno a fare i cammellieri o tra un po’ d’anni si ricomincia con l’immigrazione clandestina?


La domanda era tuttaltro che peregrina. Nell’improvviso silenzio dei commensali Lucio parve pensieroso, quasi imbarazzato.
Lazzaro, Lazzaro, disse, hai detto una cosa importante.
Vedi, questo pericolo esiste, questa eventualità è prevedibile. La storia si ripete, è fatale. Ma questa volta l’immigrazione, l’invasione clandestina non saranno tollerate. Il nostro fronte interno ora è compatto, forte e coerente. Abbiamo acquisito una coscienza nazionale. Quinte colonne ideologiche e massimaliste non ce ne sono più, la storia le ha spazzate via. Saranno i paesi islamici a doversi…occidentalizzare. Quelli che vorranno venire da noi dovranno farlo per la porta maestra ed alle nostre condizioni. Abbiamo imparato la lezione, Lazzaro, una lezione che è costata cara. Ogni tentativo d’immigrazione clandestina individuale sarà considerato quale grave reato passibile d’arresto ed espulsione effettiva ed immediata. Quello di gruppo, collettivo, verrà considerato quale atto di guerra, e come tale respinto anche con la forza, se necessario.
Grazie, Lazzaro, per la bella domanda, e Viva l’Italia!

Viva l’Italia!, gridò a sua volta Lazzaro arrossendo per l’emozione e la felicità, mentre tutti gli davano gran pacche sulle spalle.

Poi fu festa, solo festa.



FINE

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