martedì 22 aprile 2008

Il Fiore della Terra

Siamo al penultimo capitolo!!!
Il 33°.
La soluzione si intravvede.
Buona lettura!
Cirno
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Roma, lunedì 8 settembre 2098, ore 18.00



E se fosse una trappola?
Lucio non si sentiva tranquillo e, in fondo al suo cuore, malediceva il momento in cui aveva accettato l’invito.
Succeda quel che succeda! mormorò infine tra sé e sé, rassegnato ad affrontare anche il peggio.
L’occasione era troppo importante, forse decisiva.
Rifletté sugli avvenimenti dell’ultimo mese.
La notizia della fustigazione del coordinatore dei centri sociali si era diffusa rapidamente suscitando, tra cristiani e musulmani, reazioni di malcelata soddisfazione.
I Centri avevano organizzato manifestazioni di protesta in molte città, capofila Milano, ma senza l’impeto ed il concorso di un tempo. Era chiaro che essi avevano perso nerbo e presa sociale, e l’unico risultato ottenuto era stata una repressione durissima da parte di una polizia la cui azione pareva aver riacquistato, per una volta, l’antico vigore.
La successiva devastazione e chiusura dei Centri erano apparse ai più quale conseguenza logica ed inevitabile di una situazione ormai consolidata e, in fondo, accettata.
Di Ataulfo Tomaia e dei suoi più fidi manutengoli non si aveva più notizia.
Morti ammazzati o, come sostenevano i malevoli, fuggiti all’estero con la cassa?
Chissà.

Era ora di avviarsi.
Lucio chiamò il fido segretario.
Giorgio, provvedi per un taxi. Si va alla Grande Moschea.
Erano attesi, ad un’entrata secondaria.
L’usciere li guidò lungo un corridoio tortuoso ed una rampa di scale.
La porta dell’ufficio del Gran Muftì era aperta.
Selim Abdel Khader fece cenno di entrare. Al suo fianco, Ali Rashid.
La porta si chiuse alle loro spalle.
Sediamoci e discutiamo! disse Selim indicando un tavolo già provvisto di bicchieri, bottiglie d’acqua e blocchi per appunti.
Fatte le presentazioni, si sedettero.

Signori, l’oggetto di quest’incontro è altamente confidenziale, esordì il Gran Muftì. E’ tempo di scoprire le carte e di trattare con reciproca lealtà e comprensione. Nulla di quanto sarà detto e convenuto dovrà trapelare all’esterno. Posso avere la vostra parola?
Un generale cenno di consenso indicò accettazione.
Bene! continuò Selim.
Sappiate che l’eccellentissimo Presidente, Ahmed ben Effendi, che Allah il misericordioso lo protegga, è gravemente malato. Le irreversibili conseguenze di un ictus gli impediscono di svolgere le sue funzioni... la notizia è stata tenuta segreta per opportuni e comprensibili motivi, giustificati dalla nota situazione in corso.
Il Gran Muftì colse il gesto di sorpresa di Lucio e interruppe brevemente il suo dire, quasi nell’attesa di una domanda che non venne.
Bene, se così si può dire!, riprese.
I vertici della Sublime Confederazione Islamica, investiti del caso, hanno deciso di affidare alla mia umile persona i pieni poteri, con il mandato di formare un governo di coalizione provvisorio che gestisca la transizione verso un nuovo assetto politico contemplante l’uscita dell’Italia dalla Confederazione, a fronte di precise garanzie per quei cittadini di religione islamica che intendano permanervi. Pochi, ritengo.

Cosa intende per coalizione? Coalizione composta di chi? azzardò Lucio.
Coalizione composta di funzionari islamici di fiducia del Gran Muftì, intervenne Ali Rashid, e da elementi cristiani da lei nominati, Commissario! Lei stesso dovrà farne parte, con un incarico significativo.
Ma…e le elezioni politiche generali? La mia gente le attende e le pretende anche!
La voce di Lucio si fece stridula, concitata. Le elezioni sono state oggetto d’accordi riservati…lei m’intende, Gran Muftì!
Elezioni, elezioni…nessuno le vuole veramente. La campagna elettorale, la convocazione dei comizi sfocerebbero inevitabilmente in disordini, in violenze, in una spaccatura profonda che è possibile evitare. Le teste calde, di parte nostra e di parte vostra, prenderebbero il sopravvento. La Sublime Confederazione preferisce una soluzione…indolore, silenziosa. Il fatto è, Commissario, che noi ce ne vogliamo andare, la volontà di Allah il misericordioso guida verso altri confini il suo popolo. Noi vogliamo restituirvi questa vostra Italia e riprendere possesso delle terre dei nostri avi. Non occorrono elezioni per questo. Basta creare…ecco, uno stato di fatto!

Concludendo il suo dire, Selim guardò dritto negli occhi il Commissario, quasi come per coglierne anche le più inavvertibili reazioni.
Lucio si sentì spiazzato. Tutto si sarebbe atteso tranne ciò che stava sentendo. Decise di prendere tempo.
Reverendissimo…lei capirà…non posso prendere simili impegni di mia iniziativa. Apprezzo la sua ipotesi, ma mi devo consultare con i miei referenti, intendo dire con il governo di Giovane Italia!
La voce di Lucio, incerta all’inizio, si fece più sicura. Ho anch’io dei capi!
Non si preoccupi Commissario, ribatté Selim con un sogghigno. Ho già consultato il suo, ehm, governo. Un accordo segreto in merito è già stato raggiunto. Legga questo dispaccio, a firma del Segretario di Stato dr. Rossini, d’ordine del Gonfaloniere!
Così dicendo, tese un foglio a Lucio.

Il Commissario lesse, con attenzione.
Il documento, redatto in lingua inglese, era breve ma denso di significato. Anche troppo. Recitava come segue:

“Eccellenza, quanto dalla Signoria Vostra esposto è stato attentamente considerato e trovato compatibile con il nostro programma. Il signor Gonfaloniere ed il Governo che ho l’onore di dirigere concordano sul fatto che eventuali elezioni potrebbero rappresentare un effettivo pericolo sia dal punto di vista politico sia da quello dell’ordine pubblico. Si ritiene pertanto che un governo provvisorio di coalizione dalla Signoria Vostra presieduto e composto su base paritetica anche di qualificati elementi designati dal nostro Commissario in Italia, sia lo strumento più idoneo per ultimare l’esodo dei musulmani che intendono trasferirsi nei territori nordafricani e predisporre garanzie e condizioni a favore di chi invece intendesse permanere in territorio italico.
Resta inteso che detto Governo provvisorio dovrà predisporre, in tempi brevi, l’assunzione dei pieni poteri in Italia da parte del Signor Gonfaloniere e di questo Governo che contestualmente si trasferiranno in territorio italico, cedendo alla Signoria Vostra i corrispondenti pieni poteri sui territori nordafricani attualmente denominati Giovane Italia.
Resta convenuto che i precedenti accordi segreti già personalmente stipulati da questo Governo con Vostra Eccellenza conserveranno la loro validità e verranno considerati parte integrante, quandanche non pubblicata, del suesposto protocollo.
Letto, confermato e sottoscritto. Per Sua Eccellenza il Gonfaloniere, il Segretario di Stato, dr. Rossini.”

Figlio di puttana! mormorò tra sé e sé Lucio. Si è fatto dare un sacco di soldi ed ora anche il potere!
Sollevò lo sguardo e squadrò fisso negli occhi il Gran Muftì.
Sta bene, Reverendissimo, anche se non nascondo che mi sorprende il fatto che un accordo di questa portata sia stato stipulato senza…non dico chiedermi un parere, ma nemmeno avvisarmi. Sono un uomo d’azione, non un politico. E come uomo d’azione obbedisco agli ordini dei miei superiori e sono pronto ad offrirle la mia massima collaborazione.
Non mi attendevo di meno da lei, Commissario! sbottò Selim, evidentemente sollevato.
Bravo giovane, Allah le ha illuminato la mente! chiosò Ali Rashid.
Penso di nominare il governo provvisorio entro la prossima settimana, riprese Selim. Un governo agile, composto di pochi ministri. Diciamo…otto, oltre al sottoscritto. Otto portafogli, Interni, Economia, Immigrazione ed Esodi, Trasporti, Lavoro e Previdenza, Giustizia, Sanità e Cultura. Terrò io stesso l’interim degli Affari Esteri. Mi favorisca al più presto le sue segnalazioni, Commissario. Quattro nomi incluso il suo, naturalmente. Ho pensato al portafogli degli Affari Interni per lei personalmente, Commissario.
Il gran Muftì aveva parlato tutto di un fiato e si fermò per respirare.

Sta bene, sta bene, interloquì Lucio. Le farò avere i nominativi…diciamo dopodomani, devo sottoporli al Gonfaloniere e consultare rapidamente la base. Lei mi intende…
Sicuro, sicuro. Comprensibilissimo. Va bene dopodomani. Convocherò il Governo subito dopo. Abbiamo molto lavoro da fare!
Ne convengo, Gran Muftì. Purché tutto sia finito al più presto.
E’ mio dovere e mio interesse, Commissario…intendo dire che tutto sia concluso al più presto per la maggior gloria d’Allah e del suo Profeta!
Per la seconda volta Lucio si trovò a pensar male.
Gli interessa finir presto per incassare la rata finale, altro che Allah, altro che Profeta. Potere e soldi!
Il Commissario si alzò, per chiedere commiato.
Reverendissimo, mi spiace doverle chiedere licenza così bruscamente, ma capirà…questa inattesa accelerazione degli avvenimenti m’impone numerosissime consultazioni. Per rispettare il termine devo mettermi urgentemente al lavoro. Il tempo è contato!
Vada, vada pure, Commissario. Attendo sue notizie per dopodomani, entro l’orario d’ufficio.
Il Gran Muftì si alzò e tese la mano. Amici?
Amici! rispose Lucio, inchinandosi in segno di rispetto e fingendo così di non aver notato il gesto di Selim.

Commissario, non gli ha dato la mano! osservò Giorgio mentre si affrettavano verso l’uscita.
Abbiamo un sacco di cose da fare, di dispacci da spedire, rispose bruscamente Lucio. Taci e facciamo presto. Io la mano la do solo a chi mi pare. A chi le ha pulite.
Capito?
Capito, concluse Giorgio.

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