sabato 19 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...ecco il quarto capitolo!
La storia si fa sempre più avvincente.
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Verona, stesso giorno, ore 10,30

Come convenuto all’uscita della chiesa, Maryam ed Acabo s’incontrarono il mattino del giorno seguente, lunedì, in città, vicino alla Nuova Moschea costruita pochi anni prima fuori mura, in un quartiere popolare denominato la Spianà.
Avevano pensato che il loro incontro sarebbe stato meno sospetto e meno spiato vicino ad un luogo di culto islamico, frequentato prevalentemente da musulmani.
Non erano peraltro vietati incontri tra giovani di sesso diverso, purché la donna fosse velata e la coppia non trascendesse in pubbliche effusioni.
Maryam indossava una lunga veletta scura che aggiungeva mistero all’avvenenza dei suoi lineamenti e alla luce del suo sguardo.
Acabo, un bel giovane biondo, alto e snello, era pazzo di lei, ma si trattenne.
Troppo importanti erano gli argomenti dei quali dovevano discutere.
Sedettero sui gradini della grande fontana. Lo scroscio dell’acqua li rendeva sicuri di non essere uditi.

Sei bellissima, Maryam.
Non è di questo che dobbiamo parlare, Acabo. Ci sono novità?
La ragazza era evidentemente più dura, più determinata di lui, più votata alla causa. Eppure, sapeva anche essere così tenera e dolce…talvolta.
Abbiamo una riunione, Maryam. Ci sono riunioni simili in molte altre città, in questi giorni. C’è Lucio, viene da Giovane Italia in missione segreta. E’ arrivato il momento di agire. Deve dirci cose importanti.
La ragazza era impaziente. La cospirazione la eccitava. Dove e quando? Oggi è il mio giorno libero ma domani devo andare al lavoro.
Maryam era infermiera all’Ospedale delle Femmine.
Beata te che hai un lavoro fisso! Interloquì Acabo.
La riunione è alle undici a casa di Mauro, al Chievo, sai…quello che costruisce e ripara biciclette, uno dei nostri.
Pareva impossibile dopo tanti decenni, ma la crisi economica, l’impoverimento della popolazione e l’inaffidabilità dei mezzi pubblici avevano costretto molta gente che non si poteva permettere un’automobile, nemmeno a pistoni, a tornare all’antidiluviana bicicletta. Assemblarle, costruirle e ripararle era così tornato ad essere un lavoro sufficientemente remunerativo.
Andiamo! Disse Maryam.

La casa di Mauro era stata un tempo una trattoria e di tale destinazione conservava una cantina buia, ma ampia e non umida.
Mauro l’aveva adattata a deposito di vecchie biciclette da cannibalizzare per assemblarne di nuove e, all’occorrenza, a sala riunioni.
Una ventina di persone, tra uomini e donne, erano già presenti.
Lucio era giovane, atletico, abbronzato dal sole d’Africa. Parlava in modo avvincente, guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori, con sguardo magnetico e ispirato al tempo stesso.
Amici, disse, vengo da lontano per dirvi che noi, italiani d’Africa, vi siamo vicini. E’ ora di agire, di abbattere questo regime infame che ha costretto noi alla diaspora e ha reso voi lo zimbello d’Europa e del Mondo!
Come faremo? Obiettò qualcuno. Loro hanno le armi, hanno i Guardiani della Fede e sono appoggiati dai Movimenti Sociali!
Lucio si guardò attorno con un ghigno di scherno.
Ma quali movimenti! Sono gli squallidi epigoni di quelli che furono all’inizio del secolo i Centri Sociali e No Global. Sono ormai pochi e sfiduciati. Non rappresentano un pericolo se non per sé stessi.
E la polizia? E i Guardiani della Fede? Azzardò Acabo.
La polizia è corrotta e formata in prevalenza da cristiani sebbene rinnegati. Basterà pagare, e si schiererà con noi. Poi faremo i conti. Inoltre, continuò Lucio, la crisi economica e l’inflazione galoppante stanno affossando il regime e i suoi infami guardiani!
Non abbiamo armi! Protestarono altri.
Le armi arriveranno a tempo debito. Non dimenticate che noi, fratelli d’Africa, siamo ansiosi di ritornare in Patria e pronti a sostenere la vostra lotta con il nostro denaro e il nostro sangue.
Lucio esibì una mazzetta di Euro, in tagli da cinquanta.
Questo denaro è per voi, per quelli che decideranno di agire. E questo sarà per chi tradisce!
Il coltellaccio da scannare che comparve quasi per un gioco di prestigio nella sua mano non lasciava dubbi sull’interpretazione di tale minaccia.
Siamo pronti! gridarono tutti ad una sola voce.

Lucio suddivise i presenti in gruppetti di due o tre persone, consegnando loro denaro, esplosivo plastico ad altissimo potenziale e micro inneschi con radiocomando a distanza.
Ogni gruppo doveva compiere entro i prossimi giorni un attentato, badando più al valore simbolico dell’obiettivo prescelto che al danno effettivo da arrecare.
Vogliamo clamore, disse. Vogliamo visibilità, per screditare il regime e gettarlo nel caos. In moltissime città italiane sono in corso riunioni come questa. In moltissime città altri eroi come voi si accingono a compiere il loro dovere, a prendere decisioni irrevocabili.

Mauro fece girare vino, pane e salame suino. Non era solo per ospitalità. Era anche per accertarsi che non vi fossero, tra i congiurati, infiltrati islamici. Non si sapeva mai.
Tutti mangiarono e bevvero in abbondanza. Il vino, rosso e forte, infuse coraggio.
Viva l’Italia, gridarono andandosene.



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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io continuo a leggere eh! Voglio fare dei commenti più strutturati quando la storia andrà più avanti :-)

Anonimo ha detto...

....gisto. Sappi però che da te e da tutti quelli che entrano nel blog non mi aspetto solo commenti strutturati ma anche diffusione: segnalate agli amici!
Grazie.
Cirno