mercoledì 23 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

Tocca al quinto capitolo!
Buona lettura.
Cirno
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Roma, martedì 1° Ottobre 2097, ore 03,15.


Era ancora notte fonda quando Yussuf, autista e guardia del corpo assegnato al Consiglio degli Ulema, bussò discretamente alla porta della spartana stanzetta del Gran Muftì.
Eccellenza, la macchina è pronta, dobbiamo partire se vogliamo essere certi di arrivare a Bologna nella mattinata, come desidera Vostra Eccellenza Reverendissima.
Allah Akhbar, rispose cortesemente Dragut. Sono pronto, secondo la volontà di Allah, sia Gloria a Lui il Signore dei Mondi.

L’idromobile, di colore rigorosamente blu scuro e con la bandierina verde con la mezzaluna e la stella già inastata, attendeva nel cortile, lavata e oliata di fresco.
Era di modello recente, prodotta dalla Mercedes Benz, in Unione Europea.
Solo pochi privati possedevano idromobili con motori alimentati ad idrogeno.
Costavano infatti moltissimo, e bisognava pagarle in euro o dollari.
Chi poteva permetterselo, teneva ancora in vita vecchie carrette con motore a pistoni, alimentato prevalentemente a gas naturale.
Gli altri dovevano affidarsi agli inaffidabili mezzi pubblici. O alle biciclette.

Yussuf, in uniforme di Guardiano della Fede, aprì rispettosamente lo sportello.
Era alto, barbuto, munito di un antiquato kalashnikov a mira laser.
Non si sapeva mai, si erano recentemente verificati agguati e rapine lungo l’autostrada. Briganti infedeli, sicuramente.

L’idromobile attraversò la città buia e addormentata. La notte era calda, stellata.
Una luce rossa nel buio rivelò la presenza di una pattuglia di polizia. I due gendarmi, con facce da estorsori, fecero segno di fermarsi.
Yussuf aprì il finestrino e profferì la frase di rito.
Porto un Servo di Allah, Gloria a Lui, il Misericordioso.
I due gendarmi avevano già visto la bandierina e diedero via libera. Uno dei due sputò per terra, vistosamente, dopo essersi schiarito la gola. Allah Akhbar, disse.
Di lì a poco la macchina imboccò il raccordo anulare ed indi l’autostrada, con direzione Firenze.
Yussuf guidava con perizia e cautela, attento alle frequenti buche sull’asfalto dissestato. Il viaggio, anche se lento, procedeva senza intoppi.
In prossimità di Orte, il Gran Muftì chiese di fermarsi al posto di ristoro.
Sento bisogno di una tazzina di caffè, disse.
Yussuf comprese. Sua Eccellenza Dragut soffriva notoriamente di ipertrofia prostatica. Ma non l’avrebbe mai ammesso.
Le fermate ed i “caffè” furono frequenti.

Il sole era già alto quando, superata Firenze, l’idromobile imboccò il tratto appenninico.
Tra un paio d’ore saremo a Bologna, Eccellenza, disse Yussuf.
Il Gran Muftì non rispose. Dormiva, finalmente, con la mano sinistra sulla valigetta metallica posata sul sedile accanto.
Quasi temesse di perderla.

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