lunedì 28 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...sotto con il sesto capitolo! Storie disparate iniziano a intrecciarsi.
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Roncobilaccio, stesso giorno, ore 07,00.

Rais e Masur si alzarono presto, quel martedì mattina, come se avessero dovuto andare a scuola.
Nonno Ampelio, loro confidente e complice, aveva consigliato di non dire nulla ai genitori circa la sospensione ed i motivi che l’avevano determinata, e di andare a giocare in collina.
Avrebbe provveduto lui, più tardi e nella dovuta maniera, al fine di evitare reazioni inconsulte da parte dei due figli che erano di carattere violento e di sentimenti che dire antimusulmani era poco.

Erano le dieci passate quando i due ragazzi raggiunsero il luogo scelto per il “gioco”.
Una sorta di scarpata, in parte naturale e in parte in muratura, che sovrastava l’ingresso di una galleria.
Si sedettero, nascosti dal ceduo, in paziente attesa.
Con un ramo avevano smosso una pietra pesante una decina di chili, che era ora in bilico. Pronta a rotolare e precipitare sulla strada.
Per farsi l’occhio e la mano, lanciarono sassi di piccole dimensioni su di un autocarro di passaggio. I proiettili rimbalzarono sul cassone, senza provocare danno apparente.

Ecco, disse Masur, ecco che arriva quella giusta!
Un’idromobile scura si avvicinava a velocità moderata, sobbalzando sull’asfalto sconnesso.
Pronti!
Rais notò la bandierina verde.
Deve essere un Mullah o un Ulema. Molla! Rompiamogli le corna!
La pietra rotolò verso il basso, balzelloni, prendendo velocità lungo l’erto.
Con un ultimo salto, piombò sulla strada, colpendo l’idromobile proprio sul parabrezza.
Centro!

Ora i ragazzi erano spaventati, si rendevano conto d’averla fatta grossa. Molto, forse troppo grossa.
La macchina, senza più guida, sbandò sulla sinistra impattando con fragore sullo spigolo del muretto di cemento che sosteneva la volta della galleria.
Rais e Masur la videro rimbalzare all’indietro, rovesciarsi ed uscire di strada sul lato opposto, lentamente, come una scena al rallentatore, giù nel vallone, fino a fermarsi a ruote all’aria, seminascosta dal ceduo e dai cespugli.
Era solo silenzio ora, nessuno passava, nessuno si era accorto di niente.
Quasi d’istinto, spinti dalla curiosità e dallo spavento, i due cugini scesero lungo il declivio, per sentieri a loro noti.
Le due persone all’interno della macchina rovesciata e schiacciata non davano segno di vita.
Se non fosse stato per il sangue che colava copioso, si sarebbero detti due fagotti di stracci.
Vicino allo sportello divelto, una valigetta metallica, ammaccata ma ancora chiusa.
Masur la raccolse.
Scappiamo! disse.

Corsero via, affannati, mentre l’idromobile prendeva fuoco.



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