Avanti col nono capitolo!
Buona lettura.
Cirno
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Verona, stesso giorno, ore 23,00.
Maryam e Acabo furono puntuali all’appuntamento che si erano dati per la sera successiva all’incontro con Lucio, in città.
Durante il tragitto di ritorno dalla casa di Mauro avevano convenuto di attaccare un bersaglio fisso, dato che il raggio d’azione del radiocomando non poteva superare i cinquecento metri in linea d’aria.
Erano stati incerti tra il Grande Macello, in particolare i serbatoi che contenevano il sangue degli animali sgozzati -materiale sommamente impuro per i musulmani, che veniva ivi raccolto per essere successivamente smaltito- e la Grande Moschea.
Alla fine avevano optato per la Moschea, un tempo fortino e poi Santuario Cristiano, situato in una località collinosa detta “Torricelle”, in posizione ben visibile e dominante sulla città.
L’elemento architettonico da danneggiare sarebbe stato uno dei due snelli minareti costruiti accanto all’ingresso del luogo di culto.
Acabo vi si era già recato nel pomeriggio, mescolandosi ai numerosi fedeli, ai turisti ed ai venditori ambulanti che esitavano le loro merci nel piazzale antistante.
La base del minareto prescelto era formata da pietre squadrate e saldate con malta che in qualche punto si era staccata, lasciando aperti degli interstizi.
Non visto, Acabo aveva stipato in uno degli interstizi, tra pietra e pietra, l’esplosivo plastico e vi aveva infilato il radioinnesco, coprendo il tutto con una manciata di terra e sassolini.
Nessuno se ne sarebbe accorto.
L’esplosivo era estremamente potente, aveva detto Lucio, e ne occorreva poco per fare gran danno.
Sarebbe ora bastato avvicinarsi a meno di cinquecento metri ed azionare il radiocomando.
Alle undici di sera il grande cancello che chiudeva il piazzale d’ingresso alla Moschea veniva chiuso ed il sito sarebbe restato deserto.
Era quasi mezzanotte quando i due giovani iniziarono la loro passeggiata dal quartiere Valdonega verso le Torricelle.
La Moschea, illuminata dai fari, si ergeva sopra di loro, sovrastata dai due sottili minareti.
Siamo troppo lontani, disse Maryam.
Proviamo lo stesso, qui siamo al sicuro, rispose Acabo premendo il pulsante.
Nulla.
Premette di nuovo, con rabbia.
Il rumore dell’esplosione, non forte ma secco come una frustata, li colse quasi di sorpresa.
Il minareto di destra prese ad oscillare, mentre dense volute di polvere salivano dalla sua base, turbinando nell’aria. Poi si piegò sul fianco, rimanendo fermo per qualche lunghissimo istante in un’angolazione assurda.
Franò infine di traverso sul fabbricato principale.
Una sirena d’allarme prese a suonare.
I due giovani si dileguarono, nel buio.
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1 commento:
Ho letto gli ultimi 2 capitoli!
La lotta di liberazione dal regime islamico prosegue... ;)
Attendo i prossimi capitoli!
Zaffo
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