martedì 11 marzo 2008

Il Fiore della Terra

Ragazzi, sto per pubblicare il 20° capitolo.
Molto "divertente". Si ride amaro!
Buona lettura.
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Verona, martedì 25 Febbraio 2098, ore 09,00.


Qualche mese era ormai trascorso dal loro primo ingresso in Tariqa, e l’aria tersa del mattino sapeva di primavera.
Maryam e Loretta avevano frequentato molte lezioni: abbastanza per essere vicine al limite di massima sopportazione ma non abbastanza, a giudizio dell’Ostath, per essere ammesse a pieno titolo in comunità. Quella mattina dovevano affrontare una tappa fondamentale del loro percorso, la prima vera lezione di sufismo, impartita dal famoso Maulana Abu El Baruk.
La sensazione che qualcosa d’importante stesse accadendo nell’ambito della Tariqa le spingeva a perseverare. Avevano colto mezze parole, sguardi, atteggiamenti preoccupati. Speravano di poter acquisire qualche notizia importante da riferire agli amici, qualche elemento che potesse giustificare un impegno altrimenti assurdo e comunque sgradevole.

Il Maulana Abu era d’aspetto impressionante. Alto, scheletrico, occhio infossato, colorito scuro, gran barba nera e capelli rasati sotto l’imponente turbante, pareva lo spirito della lampada, quello della nota favola d’Aladino. Favola? Non più di tante altre, come le due ragazze stavano per apprendere.
La voce del Maulana era coerente con il resto: profonda, cavernosa.
Eccovi dunque, esordì. Mi dicono che volete accostarvi al Sufismo.
Le due ragazze assentirono, intimorite.
Bene. Vi impartirò pertanto la prima lezione, di carattere in parte generale. Alla fine, vi recherete dalla venerabile Ostath, che deve farvi alcune importanti comunicazioni.
Seguì un prolungato periodo di silenzio, rotto solo dal fruscio dei fogli del librone polveroso che il Maulana stava consultando.
Che sapete del Sufismo? proseguì.
Poco o nulla, risposero le ragazze. Siamo qui per apprendere.
Bene.
Dovete sapere che il Sufismo si propone di recuperare lo spirito originario dell’insegnamento, dell’eredità spirituale lasciataci dall’Ultimo Messaggero, l’Orgoglio della Creazione, il Profeta Muhammad, che la Pace e la Benedizione di Allah, il Misericordioso, siano con Lui.
Il Maulana scrutò le due giovani con occhio particolarmente penetrante, poi proseguì.
L’eccelsa Tariqa Hadra è nata, come tutte le altre trentanove Confraternite Sufi, da tale eredità spirituale. E’ dunque evidente che ogni Confraternita Sufi rappresenta una catena di trasmissione iniziatica nella quale un Wali, cioè un Amico di Allah, un Santo, con il permesso divino ed il beneplacito del Profeta trasmette nel cuore del suo successore il nobile segreto pertinente a quella Confraternita. Di Maestro in Maestro viene dunque trasferito il segreto della vita insufflato in Adamo, la Pace sia su di Lui.
Mi avete compreso?

Si, venerabile Maulana, risposero all’unisono Maryam e Loretta.
Molto bene. Proseguiamo.
Dovete sapere che undici sono i principi Sufi, ai quali dovrete attenervi dopo averli ben compresi. Mi limito per ora ad enunciarli solamente, ma essi costituiranno in seguito materia d’approfondimento e meditazione.
Essi sono: la Consapevolezza del Respiro, Hosh Dar Dam, che significa salvaguardare il respiro dalla pigrizia, sia nell’esalazione che nell’inalazione. Segue l’Osservazione dei Propri Passi, Nazal Bar Qadam, cioè il mantenere gli occhi abbassati quando si cammina.
Importante è il Viaggio Interiore, Safar Dar Watam, il percorso dal mondo della manifestazione esteriore verso il mondo interiore della realtà. Ancora: la Solitudine nella Folla, Khalwat Dar Anjuman, lo stare esteriormente con la gente restando interiormente nell’intimità divina.
Avete preso appunti?
Le ragazze, che scrivevano nervosamente sui quadernetti loro forniti dalla scuola, assentirono.
Bene. Vi ho elencato i quattro principi maggiori. Gli altri sono: il Ricordo Essenziale; il Ritorno; l’Attenta Osservazione; il Raccoglimento; la Consapevolezza del Tempo; la Consapevolezza dei Numeri e la Consapevolezza del Cuore.
Imparerete a memoria l’elenco degli undici principi!

Il Maulana atteggiò il viso ad un rictus inquietante, che forse voleva essere un sorriso.
E’ ovvio che non sapete cos’è il Canto del Derviscio, proseguì Abu.
Le ragazze chinarono il capo, senza rispondere.
E’ una raccolta di storie, di parabole della saggezza Sufi, opera del grande poeta Jalaluddin Rumi, uno dei maggiori Maestri Sufi. Egli auspicava un mondo senza libri e maestri, dove l’uomo potesse raggiungere la verità in maniera semplice, guardando dentro di sé. L’uomo del venerabile Rumi è infatti già perfetto e non ha bisogno di cercare alcunché all’esterno!
Abu tese alle ragazze alcuni fogli. In questi fogli, disse, troverete una delle più significative parabole Sufi, la storia del calzolaio Maruf. Voi la leggerete e mediterete attentamente e io, durante la prossima lezione, v’interrogherò in merito.
Ora, per essere certo che possiate capire, ve ne dirò a voce una sintesi.
Abu si schiarì nuovamente la voce.

Dovete sapere che Maruf il calzolaio viveva al Cairo con sua moglie Fatima, un’orribile arpia capace d’ogni ingiustizia e maleficio. In preda alla disperazione Maruf si rifugiò in un monastero in rovina nei dintorni della città, dove sprofondò nella preghiera. Signore, implorava, ti supplico di indicarmi la via della liberazione, affinché io possa andare più lontano possibile e trovare speranza.
Dopo molte ore di preghiera apparve un essere strano, capace di attraversare le pareti. Era un Abdal, un “trasformato”, un essere umano che ha raggiunto poteri che superano di gran lunga quelli dell’uomo ordinario.
Per farla breve, il trasformato si caricò Maruf sulle spalle e insieme volarono fino ad una lontana e magnifica città della Cina. Dopo alterne vicissitudini e spacciandosi per un ricchissimo mercante in attesa di una sua carovana carica di regali e strabilianti tesori, Maruf riuscì a sposare la figlia del Re.
La carovana però non arrivava mai e Maruf si trovò alle strette, sospetto di mendacio e minacciato di pena capitale. Disperato, fuggì nella campagna e si nutrì aiutando un vecchio contadino ad arare la terra.
Trovò nel campo una pesante pietra e la rimosse, scoprendo una scala che portava in un’immensa sala piena di tesori. In una teca di cristallo brillava un anello. Lo prese e lo strofinò sulla veste: si materializzo un Ginn, un Genio che si professò suo servitore. Il Ginn era addirittura il Padre della Felicità, uno dei più potenti Capi Ginn!
Organizzata una carovana composta di Ginn trasformati in servitori e bellissimi animali, Maruf tornò in città, carico di ricchezze. Ogni sospetto si dileguò e presto divenne Re.
Non molto tempo dopo, mentre si trovava a letto, re Maruf si svegliò di soprassalto. Al suo fianco vide una donna orrenda, che altro non era se non la sua prima sposa, trasportata colà per magia. Secondo il suo racconto, dopo l’abbandono da parte del marito si era pentita e messa a mendicare. Impietosito dai suoi lamenti, un Ginn era apparso e si era offerto di riportarla a suo marito.
Re Maruf la perdonò e la riprese come prima moglie e perciò regina.
Incauto! In realtà Fatima era una strega e il suo unico scopo era quello di impadronirsi dell’anello. Vi era quasi riuscita quando il giovane principe, figlio di re Maruf, la sorprese e la trafisse con la spada.
Così Fatima trovò la strada della tomba nel luogo stesso della sua maggior gloria.

Abu si alzò in piedi, a significare che la lezione era finita.
Avete ben compreso? chiese.
Per la prossima volta, letta attentamente la parabola nella sua interezza, mi illustrerete il suo senso occulto ed il suo significato mistico, collegandolo ad uno o più degli undici principi Sufi.
Recatevi ora dalla venerabile Ostath, che vi attende nel suo studio.

Aisha Bourghani le attendeva, infatti, con impazienza.
Devo comunicarvi una notizia importante, esordì bruscamente. La nostra Tariqa si trasferirà in nordafrica entro due mesi. Questa è la volontà della nostra Wadi, in ossequio alle indicazioni del Supremo Consiglio degli Ulema nella persona del venerabile Gran Muftì e per la maggior gloria di Allah, il Signore dei Mondi.
E noi?, chiese Loretta, dissimulando il sollievo.
A voi sta il decidere dove vi porta il vostro Safar Dar Watan. Se ci seguirete, accetteremo la vostra professione di fede e, dopo la circoncisione leggera, diverrete parte della Tariqa. Se non ci seguirete, rimarrete sorde alla voce di Allah e votate alla perdizione degli infedeli.
Ma perché quest’improvvisa decisione?, interloquì Maryam.
Per ritrovare il Fiore della Terra, il dono di Allah che gli infedeli hanno carpito. Per il Ritorno alla nostra Origine. Per la Consapevolezza del Cuore.
Sappiate, proseguì Aisha, che non solo le Tariqa preparano il ritorno: molti, moltissimi sono i fedeli Musulmani che stanno determinandosi ad abbandonare l’Italia e la sua miseria materiale e morale.
Attendo per la settimana entrante le vostre decisioni! concluse.

Una volta in strada, Maryam e Loretta si sentirono più leggere, quasi sollevate.
Ma hai sentito il Maulana?, chiese Loretta all’amica. Ci ha raccontato una favoletta da Mille e una Notte, spacciandola per parabola mistica. Roba da matti!
Taci e fregatene, Loretta! La voce di Maryam lasciava trasparire eccitazione. Non hai capito? Se ne stanno andando. Questa è una gran notizia per gli amici!
Vuoi dire che la nostra missione è conclusa? Che non dovremo più frequentare la Tariqa? Che non ci dovremo far circoncidere? La voce di Loretta tradiva speranza.
Lo hai detto Loretta!, concluse Maryam.

Le due ragazze affrettarono il passo, che divenne quasi una corsa.
O una fuga.



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