giovedì 20 marzo 2008

Il Fiore della Terra

E' l'ora del 23° capitolo.
Buona lettura di Pasqua, e...auguri!
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Statale 11, venerdì 15 Marzo 2098, ore 19,00.


Ataulfo Tomaia non amava le attese. Pretendeva puntualità dagli altri senza assicurare la propria. Lucio, ovvero il “Commissario” come tutti ormai lo chiamavano, era in ritardo all’appuntamento. Incontro strano, da lui stesso richiesto, con il luogo cambiato all’ultimo minuto, per sicurezza avevano detto.
Al diavolo la sicurezza, bofonchiò Ataulfo accendendo l’ennesimo spinello. I suoi due gorilla, un rasta e un new-hippy, fecero altrettanto.
Cominciava ad imbrunire ed una pioggia sottile ma insistente rigava i vetri, già per loro conto bisunti, della vecchia casa cantoniera riciclata quale osteria.
Uno sferragliare all’esterno annunciò l’arrivo del Commissario. Preceduto anch’egli da due militanti, facce barbute spalle larghe e manacce da contadino, Lucio entrò nel locale semibuio. Senza parlare, Ataulfo gli indicò un tavolino appartato.
Si sedettero ed ordinarono caffè bollente e vino nero.

Si squadrarono a lungo sorbendo il caffè, in silenzio. Non si piacevano e questo si capiva.
Ataulfo ruppe gli indugi. Cosa vuoi da me? ringhiò. Il fatto che abbia accettato di incontrarti non significa che parleremo.
Il bastardo è in difficoltà e si rifugia nell’arroganza, pensò Lucio. Poi prese a parlare, con calma, quasi sottovoce.
Cinquantanni fa vi siete alleati con gli islamici per spazzare via quello che chiamavate neo-liberismo globalista. Avete avuto successo, se così si può chiamare, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Adesso la barca affonda. Che volete fare? Seguirla o accettare un salvagente, sempre che qualcuno ve lo lanci?
Ataulfo sacrò, spegnendo con stizza la cicca dello spinello nella tazzina del caffè e scaracchiò sul pavimento sconnesso prima di rispondere.
Non accetto minacce, Commissario! Piantala con questo tono da vetero-capitalista. Vi abbiamo battuto una volta e possiamo farlo ancora. E poi, perché tutto questo livore verso l’islam?
Attendendo una risposta che non venne, Ataulfo ghignò beffardamente verso Lucio, poi riprese a parlare in tono saccente, recitando evidentemente una lezioncina imparata a memoria.
Grazie anche al nostro appoggio i musulmani hanno potuto arricchire la nostra cultura con l’apporto della loro. Mi costringi a ricordarti tutto quello che l’Occidente deve alla cultura araba. Pensa solo alla lista delle parole che anche tu, signor Commissario, sei costretto ad usare ogni giorno: alcool, sofà, zero, divano, caffè, sorbetto, spinacio, materasso, riso, arancia, zafferano, caraffa, limonata e tante altre ancora…le parole d’origine araba nella lingua italiana sono migliaia! Per non parlare del pensiero filosofico. Cartesio, Kant ed Hegel stesso hanno saccheggiato il pensiero di Ibn Al Muqaffa per imbastire le loro teorie delle quali menate tanto vanto. Conosci Ibn Al Muqaffa, grande filosofo arabo dell’ottavo secolo?

Lucio fece uno sforzo sovrumano per impedirsi di saltare alla gola del suo interlocutore e strozzarlo. Non mi devo incazzare, pensò. Non sono qui per questo.
Non prendiamoci per il culo, Ataulfo, sbottò alla fine. Sono qui per parlare di presente e di futuro, non di passato. Se mi vuoi ascoltare, bene, se no, lasciamoci qui. Fece l’atto di alzarsi per andarsene.
Resta seduto, ti ascolto. La voce di Ataulfo suonò conciliante.
Bene, riprese Lucio. Non ti dico niente di nuovo sottolineando il fatto che sempre più musulmani emigrano in nordafrica e sempre più italiani esiliati fanno rientro in Italia. Hai certamente notato che i mullah e gli imam di tutte le moschee incoraggiano questo storico riflusso.
Bella forza, perché li avete comprati! interruppe Ataulfo.
Ammettiamolo, concesse Lucio. Non sono qui per parlare d’etica, ma di pragmatica. Chi si lascia comprare è uno sconfitto, chi è in grado di pagare vince!
Avrai anche notato, proseguì Lucio, che la crisi economica in Italia è sempre più grave. I musulmani ne risentono di più perché quel poco di agricoltura che è rimasto è tutto in mano ai cattolici, che almeno possono sfamarsi. La domanda di petrolio declina e la Confederazione Islamica è sempre più in difficoltà, non può più foraggiare nessuno. Anzi ha disperato bisogno d’aiuto, dell’aiuto dell’Occidente.
Tutto ciò non ci riguarda, interruppe Ataulfo. Noi abbiamo il nostro seguito, la nostra nicchia d’azione. Le nostre attività sociali e culturali sono floride…noi non dipendiamo dal vostro denaro, o meglio dal plusvalore che le potenze plutocratiche continuano ad estorcere ai loro proletari!

Lucio fece finta di non aver udito.
Ciò che probabilmente non sai, proseguì senza raccogliere la provocazione, è che le Potenze Occidentali, come tu le chiami, hanno condizionato l’apertura delle linee di credito, delle quali la Confederazione Islamica ha disperata necessità per tentare una riconversione industriale e strutturale che l’incombente realtà post-petrolifera rende indilazionabile, a due provvedimenti.
Quali? interloquì Ataulfo, finalmente attento e interessato.
Primo, il non ostacolare, anzi favorire il rientro e l’insediamento nel territorio italiano dei cattolici emigrati; secondo, libere e garantite elezioni generali entro due anni e, in prospettiva, il rientro dell’Italia nella Comunità Europea. Perché noi le elezioni le vinceremo, con o senza di voi. E se sarete stati contro di noi, vi spazzeremo via.
E se le perdete? obiettò Ataulfo, rosso in volto per l’ira.
Lucio lo guardò fissamente, senza rispondere.
Ataulfo versò ancora vino nel suo bicchiere. Bene, disse, ho compreso. I nostri Collettivi hanno già discusso una simile ipotesi in sede di coordinamento. In linea di principio non siamo contrari ad un rientro dell’Italia nella Comunità. Purché alcune garanzie ci siano concesse e siano rispettate.
Quali? chiese Lucio.
In linea di massima, il riconoscimento della nostra autonomia ideologica e finanziaria. Inoltre, la salvaguardia delle nostre nicchie di azione sociale e culturale. Si tratta solo d’indicazioni di massima. Propongo di aprire un tavolo di confronto nel merito, per i dettagli.
Richiesta ragionevole, concesse Lucio. E se le vostre pretese fossero accolte nei limiti del ragionevole, potremo contare sui vostri voti e sul vostro appoggio, o almeno sulla vostra neutralità?
Probabilmente sì, sempre in linea di massima. Dipenderà dal discorso a monte che sarà portato avanti in sede di tavolo. Da ciò che ne scaturirà, intendo.
Ora la voce di Ataulfo era quasi cordiale.
Sta bene, concluse Lucio. Fateci sapere i nomi dei vostri delegati e vi faremo sapere i nostri. Pensi che il tavolo possa venire aperto…diciamo entro due settimane?
Penso di si, confermò Ataulfo alzandosi in piedi. Si fa tardi, è ora di andare. Questa notte va in scena al Centro Sociale di Milano città la prima di un’importante commedia collettiva e la mia presenza è richiesta. “Il Supplizio d’Arlecchino” è il titolo. Vuoi intervenire?
Meglio di no…sai, per motivi di sicurezza, rispose Lucio. Ci sono andati vicino a Sabaudia!
Ataulfo ghignò. So tutto, disse. Allora…ci salutiamo da amici?
Da possibili amici, precisò Lucio.




Ataulfo uscì, preceduto dai due suoi giannizzeri.
Lucio chiamò l’oste e chiese il conto.
Quello che presenteremo a quel figlio di puttana, a tempo debito, sarà molto più salato! disse ai suoi guardaspalle, suscitandone l’ilarità.

Uscirono anch’essi. Era buio pesto.


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1 commento:

david santos ha detto...

Ciao Cirno, un augurio di una felicissima Pasqua. David Santos