mercoledì 26 marzo 2008

Il Fiore della Terra

Trascorsa una felice Pasqua, è ora di tornare alla lettura.
Ecco il 24° capitolo!
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Palmanova, giovedì 20 Marzo 2098, ore 10,30.


Bismillàhi Allàhu Akbar!
Ibrahim Hafiz, l’anziano macellaio islamico, pronunciò la formula rituale con voce profonda ed ispirata mentre passava la cote sul filo di un lungo e largo coltellaccio, già tagliente come un rasoio.
Osservate ora come si prepara una vera carne Haram, secondo quanto prescritto dal Codice Alimentare Islamico ispirato al Sublime Corano, che Allah il Misericordioso induca tutti voi miscredenti a riconoscerlo ed onorarlo!

L’invito era rivolto a due giovani sposi cristiani, Diego e Amelia, da poco immigrati dal Nordafrica ove avevano gestito una piccola macelleria. La nostalgia, il timore di disordini e di perdere i sudati risparmi nonché il generoso finanziamento concesso dal governo di Giovane Italia ai cittadini che decidevano di emigrare in Madre Patria per avviarvi un’attività artigianale, agricola o commerciale li avevano determinati ad acquistare una macelleria in Friuli, regione d’origine della loro famiglia dove contavano ancora molti parenti.
Un lontano cugino li aveva informati che a Palmanova un vecchio macellaio islamico desideroso di tornare in Algeria aveva posto in vendita il proprio macello, con annessa rivendita al dettaglio.
Avevano così incontrato Ibrahim Hafiz il quale, dopo estenuanti trattative sul prezzo, aveva firmato il preliminare di vendita.

Doveva ora, il vecchio Ibrahim, macellare il poco bestiame residuo e fare le ultime consegne. I due giovani avevano chiesto, ed ottenuto, di assistere.
Il locale destinato alla macellazione era spoglio e lugubre. Sulla parete opposta all’entrata era tracciato a vernice nera un rettangolo.
Rappresenta la Mihrab, informò Ibrahim. Indica la direzione della Sacra Mecca, sulla quale l’animale da macellare deve essere orientato.
Il pavimento di cemento grigio digradava verso il centro, ove si apriva un tombino chiuso con una grata, evidentemente destinato allo scolo del sangue.

Accanto al tombino, coricato sul fianco sinistro, giaceva un vitello con tre zampe incaprettate ed una sola, la posteriore destra, libera di agitarsi ritmicamente.
Gli occhi della povera bestia erano sbarrati dal terrore nonostante gli sforzi dell’anziana moglie di Ibrahim che, per tranquillizzarlo, lo accarezzava tra le giovani corna biascicando frasi incomprensibili.
Ma perché non stordite la bestia prima di scannarla? azzardò Diego.
Perché lo vieta il Sacro Corano! esclamò Ibrahim visibilmente scandalizzato.
Lo stordimento impedirebbe il totale dissanguamento, rendendo così impura e non commestibile la carne!
Ora mi avvicinerò all’animale, proseguì Ibrahim, e mentre con la mano sinistra terrò ferma la sua testa in direzione della Mecca, servendomi della mano destra inciderò profondamente la gola badando a non intaccare la spina dorsale ed assicurandomi di aver reciso le arterie carotidi, le vene giugulari, la trachea e l’esofago.
Amelia appariva, ed era, sconcertata. Perché quest’attenzione alla spina dorsale? chiese.
Perché il midollo in essa contenuto è impuro e venendo a contatto anche in minima parte con la carne la inquinerebbe senza rimedio.

Impugnato il coltellaccio, Ibrahim si chinò sul vitello afferrandone il mento con la mano sinistra e torcendo la testa all’indietro, in modo da offrire alla lama un agevole angolo di taglio.
Bismillàhi Allàhu Akbar! Esclamò di nuovo.
Il vitello fece eco con un muggito sommesso, lamentoso.
Poi la lama, con lento movimento a falce, penetrò profondamente di taglio nella gola dell’animale.
Lo zampillo di sangue giunse quasi al soffitto mentre il muggito mutava in gorgoglìo roco, attraverso la trachea mozzata.
La zampa libera si tese nello spasimo, e fu tutto.
Insciallah! proclamò Ibrahim. Ecco la buona carne haram per il sostentamento dei fedeli musulmani!
Amen, non poté far a meno di rispondere Diego.
Portami fuori che sto male, gli sussurrò Amelia.

Uscirono all’aperto, respirando profondamente.
Ibrahim li seguì di lì a poco.
Se vorrete macellare anche per i musulmani, vi metterò in contatto con un mio giovane assistente, Ahmed, che dispone della necessaria autorizzazione dell’Imam.
No grazie, rispose Diego. Intendiamo macellare solo per i cristiani.
Fate voi, borbottò Ibrahim. La macelleria ora è vostra. E che Allah il Misericordioso perdoni la vostra arroganza. Non è cosa buona macellare solo carne impura per gli infedeli!
Macelleremo anche carne suina! si lasciò sfuggire Amelia. I nostri prosciutti erano famosi in Giovane Italia.
Ibrahim sputò.
Che Allah vi perdoni.
Amen, concluse Diego.



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