giovedì 31 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...tocca al settimo capitolo.
Buona lettura!

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Bologna, stesso giorno, ore 14,30.

Il Presidente Ahmed ben Effendi era vecchio e si sentiva stanco. Lo sorreggeva la fede: insciallah, sia così se Dio vuole.
I raggi del sole filtravano attraverso le tende pesanti dai finestroni romanici di quello che un tempo era chiamato Palazzo di Re Enzo, ed ora era la sede del governo della Repubblica Islamica d’Italia.
Più che governo sarebbe stato corretto definirlo regime: dal tempo del plebiscito del 2050 il Parlamento era, di fatto, divenuto un organo esclusivamente consultivo ed il potere reale era passato al Governo ed al Consiglio degli Ulema.
Lui stesso, il vecchio Presidente, aveva voluto trasferire la sede del potere politico ed amministrativo a Bologna, città diversa dalla sede del Parlamento e di un Vescovo che era anche Capo di uno Stato straniero.

Ahmed scosse la fluente barba bianca e si toccò, con gesto abituale, la natta che da qualche anno gli era cresciuta sul naso aquilino.
Era nervoso e preoccupato. Un messaggio cifrato lo aveva preavvisato dell’arrivo del Gran Muftì Dragut, previsto per mezzogiorno. Dragut non era arrivato e così il Presidente aveva saltato il suo frugale pasto.
L’usciere bussò discretamente alla porta.
Eccellenza Reverendissima, il Consigliere Segreto chiede rispettosamente udienza.
Entri.

Il Consigliere Segreto per gli Affari Economici era il dott. Giovanni Carugati, banchiere svizzero della Valtellina.
La Valtellina aveva chiesto e ottenuto l’annessione al Canton Ticino dopo il plebiscito.
In realtà tale annessione (o secessione, com’era stata malevolmente definita) era stata chiesta dall’intera Regione Lombarda, una delle poche ancora in mano alla destra nazionalista, ma tale pretesa era stata repressa con l’aiuto dei Movimenti Sociali, Antioccidentali ed Islamici, che erano molto forti nel capoluogo, Milano.
Per tacitare le proteste dell’Unione Europea, della quale la Svizzera era da tempo membro influente, era stata tuttavia concessa l’annessione della Valtellina e della Provincia Bergamasca, territori abitati da popolazioni notoriamente riottose e ribelli, che era sembrato meglio perdere che conservare.
Il dott. Carugati, che aveva fatto -e fatto fare- ottimi affari con le gerarchie islamiche del confinante Stato Italiano, era stato chiamato personalmente dal Presidente Ahmed a ricoprire l’ufficio di Consigliere Segreto, novello Necker del ventunesimo secolo, nell’estremo tentativo di far uscire la Repubblica Islamica dal gorgo di una tragica crisi economica.
Il banchiere, pagato a peso d’oro, aveva accettato. Molto ascoltato dal Presidente, era guardato con sospetto sia dagli islamici, che lo consideravano un infiltrato, sia dai cristiani che lo consideravano un venduto.

Il Consigliere Carugati non era latore di buone notizie.
L’inflazione è fuori controllo, Eccellenza Reverendissima, tanto che la Lira Islamica non ha ormai alcun valore. Di conseguenza, si sta sviluppando un importante mercato nero, con euro e dollaro quali uniche valute accettate. La produzione di beni di consumo è insufficiente e i contadini, in prevalenza cristiani, non trovano conveniente produrre molto di più di quello che basta alle esigenze delle loro famiglie, a causa dell’obbligo d’ammasso e del calmiere.
In queste condizioni, Eccellenza Reverendissima, il gettito delle imposte è largamente deficitario, con conseguente aumento del già gigantesco debito pubblico. Le sovvenzioni che un tempo pervenivano abbondanti dai Paesi Petroliferi della Confederazione sono ormai divenute esigue, a causa del crollo del mercato del petrolio che si avvia a non essere più una fonte d’energia remunerativa. Il prossimo inverno sarà all’insegna del freddo e della fame: sono da prevedersi disordini.
Il Presidente ascoltò pazientemente, quasi assorto, stuzzicandosi ritmicamente la natta.
Che soluzioni suggerite, Consigliere Segreto?, disse alla fine.
E’ tutto contenuto in questo rapporto, rispose il banchiere porgendogli un voluminoso faldone.
Riassumete, Consigliere Segreto.
Sarò franco, Eccellenza Reverendissima. Suggerisco l’immediata svalutazione della Lira Islamica e la sua quotazione ai valori di mercato. Riterrei inevitabile, dopo la svalutazione, sottoporre una petizione all’Unione Europea per il rientro nell’area dell’Euro.
Per rivitalizzare l’economia, suggerisco di scendere a patti con i fuoriusciti di Giovane Italia e di favorirne il rientro in patria con opportuni incentivi e garanzie. Sarà inoltre necessario migliorare i rapporti tra comunità cristiana ed islamica, che sono assai degradati.
A tale scopo, suggerisco di indire elezioni politiche generali e di proporre al Papa un nuovo Concordato.
I cristiani, Eccellenza Reverendissima, sono molto sensibili ad alcuni aspetti rituali della loro fede: sarebbe bene accetto che, in applicazione del principio della par condicio, sacerdoti cristiani fossero ammessi alla lettura e commento di un brano del Vangelo durante i servizi nelle Moschee, parallelamente a quanto è già in vigore per le Chiese.
Inoltre, si potrebbe concedere che durante le processioni possano nuovamente essere esibite statue ed immagini.
Tali concessioni potrebbero infondere tra i cristiani nuovo entusiasmo, a tutto vantaggio del loro impegno lavorativo.
Ma Vostra Eccellenza Reverendissima, nella sua immensa saggezza, avrà presenti anche altre provvidenze…
Ahmed ascoltava, pensoso e corrucciato.
Dottor Carugati, vi rendete conto che ciò che mi proponete equivale alla fine del Regime Islamico, ispirato al Sublime Corano?
Dalla voce del Presidente traspariva una nota di malcelata insofferenza.
Carugati arrossì, timoroso di aver ecceduto.
In quel preciso momento irruppe nella stanza un funzionario affannato e stravolto, che si gettò bocconi ai piedi del Mullah.
Eccellenza Reverendissima, l’idromobile del Gran Muftì è stata trovata incendiata in un vallone, nei pressi di Roncobilaccio.
Il Gran Muftì, che Allah misericordioso l’abbia in gloria, è morto!
La polizia sospetta un agguato.
Insciallah, sospirò Ahmed, affranto.
Convocate per domani mattina il Capo della Polizia e quello delle Guardie della Virtù della Fede!
Lei, dottor Carugati, può andare. Discuteremo il suo rapporto in momento più propizio. Ora è tempo di pregare Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, il Signore dei mondi.
Ciò che Lui dispone non è a noi comprensibile: non su di Lui dobbiamo meditare, ma su ciò che ha creato e disposto.

Ossequio Vostra Eccellenza Reverendissima, biascicò Carugati uscendo dalla stanza.
La porta sbatté violentemente alle sue spalle.

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lunedì 28 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...sotto con il sesto capitolo! Storie disparate iniziano a intrecciarsi.
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Roncobilaccio, stesso giorno, ore 07,00.

Rais e Masur si alzarono presto, quel martedì mattina, come se avessero dovuto andare a scuola.
Nonno Ampelio, loro confidente e complice, aveva consigliato di non dire nulla ai genitori circa la sospensione ed i motivi che l’avevano determinata, e di andare a giocare in collina.
Avrebbe provveduto lui, più tardi e nella dovuta maniera, al fine di evitare reazioni inconsulte da parte dei due figli che erano di carattere violento e di sentimenti che dire antimusulmani era poco.

Erano le dieci passate quando i due ragazzi raggiunsero il luogo scelto per il “gioco”.
Una sorta di scarpata, in parte naturale e in parte in muratura, che sovrastava l’ingresso di una galleria.
Si sedettero, nascosti dal ceduo, in paziente attesa.
Con un ramo avevano smosso una pietra pesante una decina di chili, che era ora in bilico. Pronta a rotolare e precipitare sulla strada.
Per farsi l’occhio e la mano, lanciarono sassi di piccole dimensioni su di un autocarro di passaggio. I proiettili rimbalzarono sul cassone, senza provocare danno apparente.

Ecco, disse Masur, ecco che arriva quella giusta!
Un’idromobile scura si avvicinava a velocità moderata, sobbalzando sull’asfalto sconnesso.
Pronti!
Rais notò la bandierina verde.
Deve essere un Mullah o un Ulema. Molla! Rompiamogli le corna!
La pietra rotolò verso il basso, balzelloni, prendendo velocità lungo l’erto.
Con un ultimo salto, piombò sulla strada, colpendo l’idromobile proprio sul parabrezza.
Centro!

Ora i ragazzi erano spaventati, si rendevano conto d’averla fatta grossa. Molto, forse troppo grossa.
La macchina, senza più guida, sbandò sulla sinistra impattando con fragore sullo spigolo del muretto di cemento che sosteneva la volta della galleria.
Rais e Masur la videro rimbalzare all’indietro, rovesciarsi ed uscire di strada sul lato opposto, lentamente, come una scena al rallentatore, giù nel vallone, fino a fermarsi a ruote all’aria, seminascosta dal ceduo e dai cespugli.
Era solo silenzio ora, nessuno passava, nessuno si era accorto di niente.
Quasi d’istinto, spinti dalla curiosità e dallo spavento, i due cugini scesero lungo il declivio, per sentieri a loro noti.
Le due persone all’interno della macchina rovesciata e schiacciata non davano segno di vita.
Se non fosse stato per il sangue che colava copioso, si sarebbero detti due fagotti di stracci.
Vicino allo sportello divelto, una valigetta metallica, ammaccata ma ancora chiusa.
Masur la raccolse.
Scappiamo! disse.

Corsero via, affannati, mentre l’idromobile prendeva fuoco.



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mercoledì 23 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

Tocca al quinto capitolo!
Buona lettura.
Cirno
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Roma, martedì 1° Ottobre 2097, ore 03,15.


Era ancora notte fonda quando Yussuf, autista e guardia del corpo assegnato al Consiglio degli Ulema, bussò discretamente alla porta della spartana stanzetta del Gran Muftì.
Eccellenza, la macchina è pronta, dobbiamo partire se vogliamo essere certi di arrivare a Bologna nella mattinata, come desidera Vostra Eccellenza Reverendissima.
Allah Akhbar, rispose cortesemente Dragut. Sono pronto, secondo la volontà di Allah, sia Gloria a Lui il Signore dei Mondi.

L’idromobile, di colore rigorosamente blu scuro e con la bandierina verde con la mezzaluna e la stella già inastata, attendeva nel cortile, lavata e oliata di fresco.
Era di modello recente, prodotta dalla Mercedes Benz, in Unione Europea.
Solo pochi privati possedevano idromobili con motori alimentati ad idrogeno.
Costavano infatti moltissimo, e bisognava pagarle in euro o dollari.
Chi poteva permetterselo, teneva ancora in vita vecchie carrette con motore a pistoni, alimentato prevalentemente a gas naturale.
Gli altri dovevano affidarsi agli inaffidabili mezzi pubblici. O alle biciclette.

Yussuf, in uniforme di Guardiano della Fede, aprì rispettosamente lo sportello.
Era alto, barbuto, munito di un antiquato kalashnikov a mira laser.
Non si sapeva mai, si erano recentemente verificati agguati e rapine lungo l’autostrada. Briganti infedeli, sicuramente.

L’idromobile attraversò la città buia e addormentata. La notte era calda, stellata.
Una luce rossa nel buio rivelò la presenza di una pattuglia di polizia. I due gendarmi, con facce da estorsori, fecero segno di fermarsi.
Yussuf aprì il finestrino e profferì la frase di rito.
Porto un Servo di Allah, Gloria a Lui, il Misericordioso.
I due gendarmi avevano già visto la bandierina e diedero via libera. Uno dei due sputò per terra, vistosamente, dopo essersi schiarito la gola. Allah Akhbar, disse.
Di lì a poco la macchina imboccò il raccordo anulare ed indi l’autostrada, con direzione Firenze.
Yussuf guidava con perizia e cautela, attento alle frequenti buche sull’asfalto dissestato. Il viaggio, anche se lento, procedeva senza intoppi.
In prossimità di Orte, il Gran Muftì chiese di fermarsi al posto di ristoro.
Sento bisogno di una tazzina di caffè, disse.
Yussuf comprese. Sua Eccellenza Dragut soffriva notoriamente di ipertrofia prostatica. Ma non l’avrebbe mai ammesso.
Le fermate ed i “caffè” furono frequenti.

Il sole era già alto quando, superata Firenze, l’idromobile imboccò il tratto appenninico.
Tra un paio d’ore saremo a Bologna, Eccellenza, disse Yussuf.
Il Gran Muftì non rispose. Dormiva, finalmente, con la mano sinistra sulla valigetta metallica posata sul sedile accanto.
Quasi temesse di perderla.

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sabato 19 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...ecco il quarto capitolo!
La storia si fa sempre più avvincente.
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Verona, stesso giorno, ore 10,30

Come convenuto all’uscita della chiesa, Maryam ed Acabo s’incontrarono il mattino del giorno seguente, lunedì, in città, vicino alla Nuova Moschea costruita pochi anni prima fuori mura, in un quartiere popolare denominato la Spianà.
Avevano pensato che il loro incontro sarebbe stato meno sospetto e meno spiato vicino ad un luogo di culto islamico, frequentato prevalentemente da musulmani.
Non erano peraltro vietati incontri tra giovani di sesso diverso, purché la donna fosse velata e la coppia non trascendesse in pubbliche effusioni.
Maryam indossava una lunga veletta scura che aggiungeva mistero all’avvenenza dei suoi lineamenti e alla luce del suo sguardo.
Acabo, un bel giovane biondo, alto e snello, era pazzo di lei, ma si trattenne.
Troppo importanti erano gli argomenti dei quali dovevano discutere.
Sedettero sui gradini della grande fontana. Lo scroscio dell’acqua li rendeva sicuri di non essere uditi.

Sei bellissima, Maryam.
Non è di questo che dobbiamo parlare, Acabo. Ci sono novità?
La ragazza era evidentemente più dura, più determinata di lui, più votata alla causa. Eppure, sapeva anche essere così tenera e dolce…talvolta.
Abbiamo una riunione, Maryam. Ci sono riunioni simili in molte altre città, in questi giorni. C’è Lucio, viene da Giovane Italia in missione segreta. E’ arrivato il momento di agire. Deve dirci cose importanti.
La ragazza era impaziente. La cospirazione la eccitava. Dove e quando? Oggi è il mio giorno libero ma domani devo andare al lavoro.
Maryam era infermiera all’Ospedale delle Femmine.
Beata te che hai un lavoro fisso! Interloquì Acabo.
La riunione è alle undici a casa di Mauro, al Chievo, sai…quello che costruisce e ripara biciclette, uno dei nostri.
Pareva impossibile dopo tanti decenni, ma la crisi economica, l’impoverimento della popolazione e l’inaffidabilità dei mezzi pubblici avevano costretto molta gente che non si poteva permettere un’automobile, nemmeno a pistoni, a tornare all’antidiluviana bicicletta. Assemblarle, costruirle e ripararle era così tornato ad essere un lavoro sufficientemente remunerativo.
Andiamo! Disse Maryam.

La casa di Mauro era stata un tempo una trattoria e di tale destinazione conservava una cantina buia, ma ampia e non umida.
Mauro l’aveva adattata a deposito di vecchie biciclette da cannibalizzare per assemblarne di nuove e, all’occorrenza, a sala riunioni.
Una ventina di persone, tra uomini e donne, erano già presenti.
Lucio era giovane, atletico, abbronzato dal sole d’Africa. Parlava in modo avvincente, guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori, con sguardo magnetico e ispirato al tempo stesso.
Amici, disse, vengo da lontano per dirvi che noi, italiani d’Africa, vi siamo vicini. E’ ora di agire, di abbattere questo regime infame che ha costretto noi alla diaspora e ha reso voi lo zimbello d’Europa e del Mondo!
Come faremo? Obiettò qualcuno. Loro hanno le armi, hanno i Guardiani della Fede e sono appoggiati dai Movimenti Sociali!
Lucio si guardò attorno con un ghigno di scherno.
Ma quali movimenti! Sono gli squallidi epigoni di quelli che furono all’inizio del secolo i Centri Sociali e No Global. Sono ormai pochi e sfiduciati. Non rappresentano un pericolo se non per sé stessi.
E la polizia? E i Guardiani della Fede? Azzardò Acabo.
La polizia è corrotta e formata in prevalenza da cristiani sebbene rinnegati. Basterà pagare, e si schiererà con noi. Poi faremo i conti. Inoltre, continuò Lucio, la crisi economica e l’inflazione galoppante stanno affossando il regime e i suoi infami guardiani!
Non abbiamo armi! Protestarono altri.
Le armi arriveranno a tempo debito. Non dimenticate che noi, fratelli d’Africa, siamo ansiosi di ritornare in Patria e pronti a sostenere la vostra lotta con il nostro denaro e il nostro sangue.
Lucio esibì una mazzetta di Euro, in tagli da cinquanta.
Questo denaro è per voi, per quelli che decideranno di agire. E questo sarà per chi tradisce!
Il coltellaccio da scannare che comparve quasi per un gioco di prestigio nella sua mano non lasciava dubbi sull’interpretazione di tale minaccia.
Siamo pronti! gridarono tutti ad una sola voce.

Lucio suddivise i presenti in gruppetti di due o tre persone, consegnando loro denaro, esplosivo plastico ad altissimo potenziale e micro inneschi con radiocomando a distanza.
Ogni gruppo doveva compiere entro i prossimi giorni un attentato, badando più al valore simbolico dell’obiettivo prescelto che al danno effettivo da arrecare.
Vogliamo clamore, disse. Vogliamo visibilità, per screditare il regime e gettarlo nel caos. In moltissime città italiane sono in corso riunioni come questa. In moltissime città altri eroi come voi si accingono a compiere il loro dovere, a prendere decisioni irrevocabili.

Mauro fece girare vino, pane e salame suino. Non era solo per ospitalità. Era anche per accertarsi che non vi fossero, tra i congiurati, infiltrati islamici. Non si sapeva mai.
Tutti mangiarono e bevvero in abbondanza. Il vino, rosso e forte, infuse coraggio.
Viva l’Italia, gridarono andandosene.



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martedì 15 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

Terzo capitolo!!!
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Roncobilaccio, lunedì 30 Settembre 2097, 0re 10,00.

La compilazione del questionario d’inizio anno scolastico stava rivelandosi difficoltosa per il piccolo Rais.
I suoi compagni di classe avevano quasi tutti consegnato. Anche suo cugino Masur, che ora era intento ad intagliare il banco con il temperino, suo passatempo preferito e spesso punito.
Per evitare lo sguardo iroso del Maestro, Rais fissò la finestra.
Il sole era alto e le foglie dei pioppi cominciavano ad ingiallire.
Rais pensò che era solo lunedì, e la settimana era lunga prima di venerdì, festa settimanale islamica e della cristiana domenica.
Di sabato invece bisognava andare a scuola, ed era giorno d’interrogazione.
Rais pensò anche che il gran fico sulla scarpata sovrastante l’autostrada, luogo preferito di giochi e scorribande con il cugino Masur, era ancora carico di frutti saporiti.
Rais! Ringhiò il Maestro. Ti manca ancora molto?
Il ragazzo guardò il foglio aperto sul banco. Rimanevano ancora alcuni quadratini da barrare.
Si concentrò sull’intestazione. Roncobilaccio, At-ta’ lim at-tadhizi. “Scuola Media” tra parentesi.
Rais detestava andare alla Madrassa, ricavata nell’antica Casa del Popolo. C’era ancora la vecchia scritta in vernice nera sopra la porta, e con l’umidità veniva fuori nonostante le numerose imbiancate.
Suo nonno raccontava che quando era giovane veniva fuori un’altra scritta in nero, ancora più antica. Diceva “se avanzo uccidetemi, se indietreggio seguitemi”. Così raccontava suo nonno Ampelio, e sogghignava, non si capiva se faceva sul serio o per scherzo, ma a Rais sembrava una storia senza senso.
Consegnate! Intimò il Maestro.
Rais barrò quasi a caso quattro caselle, e si soffermò sull’ultima, o meglio sulle ultime due contrassegnate da un SI e un NO.
Accanto, il quesito, in italiano e arabo: nella vostra famiglia si beve vino?
Si beveva vino, sì, in casa di Rais. Di nascosto naturalmente. Il vino che rimaneva dopo il conferimento, per l’esportazione, all’ammasso comunale.
Non che fosse tassativamente proibito berne nelle famiglie dei cristiani, ma era vivamente “sconsigliato”. Meglio evitare, insomma.
Rais lasciò in bianco i quadratini e consegnò, proprio mentre suonava la campanella della ricreazione.
Anche Masur aveva evitato di rispondere alla domanda sul vino. Già due volte la Guardia Annonaria era venuta ad ispezionare la vecchia casa colonica e la cantina, ed erano fioccate multe per i mancati conferimenti. Inoltre, il nome del nonno e quello dei loro genitori erano stati inseriti nella lista dei bevitori di vino, affissa nella bacheca municipale.
Non che fosse proibito bere vino, ai cristiani, ma si evitavano grane, insomma era meglio lasciar perdere, o farlo di nascosto.

La campanella annunciò la fine della ricreazione.
Il Maestro aveva un atteggiamento tra il pensoso e il preoccupato.
Rais e Masur dal signor Maulana, subito!
Il Maulana, dottor Sidi Ahmed, indossava il caffetano bianco. Era d’etnia araba, e ci teneva. Si lisciò il barbone cespuglioso. Il suo fiato sapeva d’aglio.
Rais, Masur, perché non avete risposto al quesito sul vino? A casa vostra si beve vino e ve ne vergognate? Allah, Gloria a Lui, l’Altissimo e misericordioso, apprezza coloro che hanno il coraggio delle proprie azioni. Allah e il Profeta, che Dio lo benedica, disprezzano i vili !
Nonno Ampelio aveva detto ai due ragazzi di non rispondere a domande sul vino. Ciò che non è vietato è permesso, diceva.
I ragazzi tacquero, rossi in viso e con gli occhi bassi.
Sospesi per due giorni! Intimò il Maulana. E tornate accompagnati dai genitori.

Sulla strada di casa Rais e Masur decisero che il mattino dopo sarebbero andati all’autostrada a “fare il gioco”.
Il “gioco” consisteva nel lanciare sassolini sulle rare idromobili di passaggio, all’ingresso della galleria.
Le idromobili, salvo rare eccezioni, appartenevano al servizio di Stato, agli Ulema e al Corpo dei Guardiani della Vera Fede.
Tutta gente che non beveva vino.
Questa volta lanceremo un sasso grosso, disse Masur.


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sabato 12 gennaio 2008

Il Fiore della Terra.

Ora posto il secondo capitolo. La storia si fa interessante, e sarà un crescendo...

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Roma, stesso giorno, ore 09,00.


La seduta del Consiglio degli Ulema e dei Maulana era iniziata, come d’uso, alle nove di quella domenica mattina, all’interno della Gran Madrassa annessa alla Moschea Principale di Roma.
Presiedeva il Gran Muftì, Dragut Quagliarulo, imponente nel barracano verde, indice del suo stato di nativo islamico.
Il barracano bianco era riservato ai musulmani d’etnia araba, quello nero ai convertiti.
La carica di Gran Muftì era assegnata, per tradizione, ad un musulmano nativo, cioè figlio di musulmani, ma d’etnia italica.
Dopo le invocazioni di rito e numerose genuflessioni, Dragut proclamò l’ordine del giorno.
Al-Jihad fi sabili-ilah! E’ necessario un ulteriore impeto sulla via di Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, chiosò in italiano.
Passò indi la parola all’Ulema Mustafà al Khaled, addetto ai rapporti con le minoranze cristiane.

Allah, Gloria a Lui, l’Altissimo, è Grande e Misericordioso! Esordì l’Ulema. Tutti si prosternarono.
Mi si rapporta, continuò Mustafà, che la situazione economica è sempre più grave e si avvia al più completo disastro.
Un mormorio di preoccupata sorpresa si levò dal consesso.
La responsabilità di ciò è unicamente ascrivibile a quei cristiani infedeli e miscredenti che, trasferendosi nei territori nordafricani dall’Islam generosamente loro concessi, hanno fraudolentemente portato con sé il fiore della terra, della terra italica che conseguentemente ha finito con l’inaridire.
Altro mormorio, questa volta d’esecrazione, coprì quasi la voce dell’Ulema, che con gesto imperioso impose il silenzio e proseguì: Satana li ha chiaramente aiutati in questo perverso disegno. Allah, Gloria a Lui l’Altissimo e Misericordioso, chiederà loro conto di questo delitto.
Anche le aziende e le fabbriche d’ogni genere stanno andando in rovina, mentre i miscredenti si godono le fertili terre africane che con soverchia generosità abbiamo loro elargite!

La vicenda cui l’Ulema faceva riferimento era ben nota ai presenti.
Nel 2049, quando ormai i musulmani nativi e convertiti, grazie anche alla continua immigrazione, stavano divenendo maggioranza rispetto ai poco prolifici cristiani ed avevano, di fatto, ottenuto il potere politico alleandosi con i Movimenti Antioccidentali, si era verificato il “Grande Esodo”.
Contadini, artigiani, imprenditori si erano trasferiti a migliaia, decine ed in seguito centinaia di migliaia, in una zona semidesertica situata tra Tinduf in Algeria e Tarfaya in Marocco, che era rimasta pressoché disabitata causa l’emigrazione e che era stata loro donata, un po’ per scherno e molto per liberarsi di elementi considerati riottosi, potenzialmente rivoluzionari e filoamericani, dalla Suprema Confederazione Islamica.
Dopo il Grande Esodo, un plebiscito, di validità peraltro contestata, aveva ufficializzato l’uscita dell’Italia dalla NATO e dall’Unione Europea ed la sua adesione alla Suprema Confederazione.
Dopo circa quarant'anni la “Giovane Italia” (così si era autodenominato il nuovo Stato nordafricano), forte dell’appoggio militare, politico ed economico dell’Unione e degli Stati Americani e dell’industriosità dei suoi abitanti, era divenuta una vera potenza agricola ed industriale. Come tale, aveva chiesto ed ottenuto il riconoscimento dell’Unione Europea ed adottato l’Euro quale valuta.
Il denaro e l’acqua (grazie allo sfruttamento delle falde fossili ed agli imponenti impianti di dissalazione) scorrevano abbondanti nella Giovane Italia.

Occorre rimettere le cose a posto con l’aiuto di Allah, Gloria a Lui l’Altissimo! Tuonò l’Ulema, suscitando un mormorio di consenso.
Gli infedeli devono restituire le fertili terre d’Africa ed essere costretti, se del caso con la forza, a rendere all’Italia Islamica il Fiore della Terra e del Benessere.
Un grido d’esaltato entusiasmo scosse l’aula. Era ora! Sia Gloria ad Allah!

Ciascuno fu d’accordo.
Il Gran Muftì Dragut Quagliarulo venne all’unanimità incaricato di stilare un apposito documento segreto e di illustrarlo personalmente al Presidente della Repubblica Islamica d’Italia, il Mullah Ahmed ben Effendi, che Allah l’abbia in Gloria e lo benedica, nella sua residenza di Bologna.


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mercoledì 9 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

...e allora si comincia!
Ecco il primo capitolo.
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IL FIORE DELLA TERRA


Verona, Domenica 29 Settembre 2097, ore 07,30.

La notte era stata inaspettatamente calda ed afosa per un fine settembre, e Maryam aveva dormito male.
Si sedette sul bordo del letto con gli occhi ancora chiusi.
La luce livida che filtrava attraverso la persiana sconnessa, portò con sé il gracchio dell’altoparlante.
Dopo l’invocazione di rito, in arabo, il Muezzin attaccò a salmodiare, in stentato italiano, i versetti del giorno.
Tra noi ci sono i Musulmani e i ribelli. I Musulmani sono quelli che hanno scelto la retta via. I ribelli saranno combustibile per l’inferno. La lode appartiene ad Allah, il Signore dei Mondi.
Allah Akhbar.

Maryam imprecò in silenzio. Il Ministero per la Difesa della Virtù della Fede aveva da qualche anno istituito questo piacevole diversivo, con il trasparente intento di indurre alla conversione all’Islam i Cristiani irriducibili.
Con scarso successo.
Maryam era completamente sveglia ora. Rammentò che era domenica e che si doveva incontrare con Acabo alla messa del mattino.
L’acqua della doccia era fredda e scarsa, come il solito. Mentre si vestiva, guardò con compiacimento nel grande specchio il visetto spiritoso, le gambe lunghe e snelle, il busto slanciato e piacente.
Trangugiò un sorso di latte, coprì con lo hijab i capelli neri, corti e ricci e fu pronta.

Il cielo era coperto. Maryam affrettò il passo.
L’appuntamento era nella Basilica di San Zeno, uno dei non molti luoghi di culto rimasti assegnati ai Cristiani della sua città, Verona, dopo il Grande Adeguamento del 2050.
Gli altri o erano stati convertiti in moschee o erano stati sconsacrati.
Entrò in chiesa appena in tempo, mentre i sacristi finivano di coprire con le tendine la pala del Mantegna e gli altri dipinti ed affreschi. Sarebbero stati scoperti dopo la fine del servizio, secondo le regole sancite dal Canone di Rito Comune, approvato dal Concilio Interconfessionale di Bari, nel 2055.
Il Rito Conciliare prevedeva, tra l’altro, una terza “lettura”, effettuata da un Imam, prima del Vangelo.
Maryam prese posto nella navata sinistra della Basilica Superiore, quella riservata alle donne. Tra gli uomini, a destra, scorse Acabo. Si scambiarono un cenno d’intesa.
Dopo la prima e la seconda lettura l’Imam, barbuto e inturbantato, attaccò il suo sermone.
Era il 29 settembre, festa di Gabriele Arcangelo, e l’Imam non si era lasciato sfuggire l’occasione.

“Gli Angeli sono i Ministri di Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, del quale eseguono gli ordini con assoluta fedeltà e precisione e, essendo privi per loro natura di libero arbitrio, non hanno la possibilità di fare diversamente da com’è stato loro ordinato di fare da Allah, Gloria a Lui l’Altissimo.
La ribellione ad Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, è completamente impossibile alla natura degli Angeli.
Gli Angeli sono creature del cui sesso Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, non ci ha informato. Al tempo del Profeta, che Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, lo benedica e l’abbia in gloria, gli arabi idolatri credevano che gli Angeli fossero di sesso femminile.
Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, ironizza su queste stolide credenze quando chiede nel Sublime Corano: a voi Arabi i maschi e a Lui, Allah, le femmine? - l’ Imam ridacchiò guardandosi in giro, alla ricerca di un consenso che non venne - Per dire che sono femmine, eravate forse presenti alla loro creazione?
Soltanto Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, conosce il numero degli Angeli. Gabriele è l’Angelo per mezzo del quale Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, ha fatto scendere nel cuore del Profeta, che Allah lo benedica e l’abbia in gloria, il Sublime Corano.
Altri Angeli, ad esempio, sono quelli che scrivono le azioni degli uomini, quelli che portano il trono d’Allah, quelli che aiutano i credenti, quelli che sorvegliano le porte dell’inferno e del paradiso, e altri ancora.
Gloria ad Allah, l’Altissimo.
Allah Akhbar.

Maryam aveva ascoltato, suo malgrado affascinata. Ma come diavolo aveva fatto Satana, primo degli Angeli, a ribellarsi, se era privo di libero arbitrio?
Mistero della fede, concluse.
L’Abate s’impossessò finalmente del pulpito.
Il Signore sia con voi. Dal Vangelo secondo Luca…




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martedì 8 gennaio 2008

Il Fiore della Terra

Ho scritto un libro. Fantapolitico, sufureo, inatteso, angosciante.
La trama:

Nel 2097 l’Italia, da tempo divenuta repubblica islamica ed uscita dall’Unione Europea, è avviata verso il disastro economico e la più completa decadenza.
Non così Giovane Italia, nuovo Stato fondato in nordafrica da numerosi emigranti italiani insofferenti del regime islamico. Con il loro lavoro, la loro creatività e l’aiuto delle Potenze Occidentali hanno fecondato e reso prospero un territorio brullo e inospitale offerto loro, quasi in segno di scherno, dalla Confederazione Islamica.
Un agente segreto, infiltrato da Giovane Italia in madre patria per ordire congiure e rivolte, si trova a svolgere un compito più facile del previsto: i musulmani esigono la restituzione dei “ricchi” territori d’Africa.
Si verifica così un fenomeno migratorio inverso ed incrociato, quanto inatteso.
Personaggi numerosi e solo in apparenza eterogenei animano il romanzo. Avventure parallele vi s’intrecciano per confluire alla fine in un sorprendente puzzle fantastorico.

Ho deciso di pubblicare il mio libro (o "libello") su questo blog, a puntate, capitolo per capitolo. Inizierò nei prossimi giorni.

Leggetelo, commentatelo, diffondetelo!
E speriamo che non ci arrivi qualche fatwa. L'intolleranza è sempre amica della mancanza di sense of humor...

Buon anno!

Cirno